Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il primo decreto su
Roma Capitale, proseguendo l'iter legislativo dopo l'approvazione della legge 42/2009 sul federalismo fiscale, all'interno della quale l'art. 24 delega al Governo l'attuazione di organi e funzioni di Roma capitale prevista dalla Costituzione. Solo un primo passo, in attesa che venga approvato anche il decreto che attribuirà le funzioni a questo nuovo Ente.
Da amministratore locale, sono preoccupato dal fatto che questo tema, ad oggi, sembra interessare solamente la Polverini, Alemanno e Zingaretti, in qualità di responsabili delle tre principali Istituzioni del Lazio (Regione, Comune di Roma e Provincia) e non i Sindaci e gli amministratori dei nostri paesi. Ad essere in ballo, infatti, non sono solamente dei poteri, ma anche una diversa idea di sviluppo dei nostri territori. Se a prevalere nello scontro politico, infatti, sarà l'idea della destra e di Alemanno, i Comuni al di fuori del raccordo anulare di Roma vedranno sempre più crescere le proprie difficoltà e limitare le proprie risorse.
A tal proposito, ho apprezzato l'iniziativa intrapresa dal presidente della Provincia di Roma,
Nicola Zingaretti, che ieri ha voluto chiamare a raccolta in una intensa giornata di studio e lavoro tutti gli amministratori provinciali e comunali del centrosinistra (erano invitati anche europarlamentari, senatori, deputati e consiglieri regionali), per illustrare, ma non solo, la sua idea di sviluppo di Roma e dei Comuni della provincia:
Roma deve diventare una Capitale metropolitana (così come lo sono molte delle Capitali europee).
"Capitale metropolitana" non è solamente l'ambizione di una riforma istituzionale, ma un
progetto strategico di sviluppo del territorio. Partendo dalle analisi di alcuni dati (e non da chiacchiere, come quelle della destra), Zingaretti ha evidenziato come ad oggi ad una crescita della residenzialità esterna a Roma non ha corrisposto un'eguale crescita dei servizi di qualità (sembra molto avvicinarsi a quanto è successo anche con l'Amministrazione Coletta a Rignano). Si deve passare
da una periferizzazione ad una metropolizzazione, portando avanti principalmente quattro priorità: coesione sociale, innovazione, integrazione e sostenibilità dello sviluppo. Questa idea deve diventare l'idea della nostra classe dirigente, che unitariamente deve mettere in campo una nuova idea di sviluppo.
Condividendo l'idea del presidente Zingaretti, aggiungo che questo nuovo progetto non può non guardare ad una interdipendenza dei territori, che non può fermarsi al solo confine romano: se Roma deve e non può che diventare "Capitale metropolitana" (formata dalla città di Roma, dagli attuali municipi romani che devono divenire veri e propri Comuni - apro una parentesi, mi sembra folle l'idea della destra di ridurre il numero di municipi: in questo modo si creerebbero degli enti pachidermici, allontanando l'ente dal cittadino - e dai Comuni della provincia), un'integrazione deve esserci anche con le altre provincie laziali che non possono essere abbandonate ai loro destini (innestando, molto probabilmente, la loro "fuga" verso altre regioni) in una riforma organica anche della
Regione Lazio (che deve essere, a mio parere, proprio perchè in essa ricade Roma Capitale, una Regione
a statuto speciale).
Se Alemanno e la destra vogliono accentrare enormi poteri a Roma, con l'idea di risolvere poi le proprie problematiche (vedi discorso nomadi, prostituzione, rifiuti) spostandole nella periferia, o meglio nei comuni della provincia, gli amministratori locali e i cittadini non possono che ribellarsi a tale idea.
Ecco perché ritengo fondamentale che i cittadini, ma soprattutto chi si candida ad amministrarli, non possono non tenere sotto osservazione questi cambiamenti che ci stanno passando molto velocemente e distrattamente sopra la testa, perché ne va del nostro futuro.
L'ho detto e scritto anche qualche tempo fa, ma lo ripeto. C'è la necessità di promuovere la Città metropolitana di Roma (che valorizza non tanto il “grande centro” quanto i comuni circostanti ed i municipi interni al capoluogo, analogamente a quanto accaduto in altre grandi città europee quali Londra, Parigi, Barcellona, Amsterdam, Berlino), all’interno però di una visione regionale di sviluppo integrato, capace di far fronte anche alla scarsità di risorse economiche e non solo: occorre costruire una rete strategica, economica e sociale tra i maggiori attori coinvolti che non può prescindere dall’azione di programmazione e coordinamento della Regione, ridisegnando funzioni e compiti degli enti locali in maniera definita, evitando una eccessiva genericità delle attribuzioni e tale da non creare sovrapposizioni.
Questa è
la mia idea di sviluppo e mi candido a portarla avanti insieme a quelli che la pensano in questo modo, convinto che i nostri territori possano avere uno sviluppo sostenibile diverso da quello attuale. Non si può pensare solo ad "amministrare", bisogna "governare" dei processi: questo è, secondo me, ciò che differenzia la qualità di un bravo amministratore.